Se la si guarda dalle Fondamenta delle Zattere, la Giudecca assomiglia alla scenografia di un teatro, con le sue case e le tre chiese del Palladio, capolavori neoclassici, il cui splendore può essere colto appieno solo se ammirate da lontano.
Insieme alla preziosa chiesetta risalente all’IX secolo, intitolata a Sant’Eufemia, le gemme palladiane valgono da sole un’uscita attraverso il canale.
L’isola fa parte di Venezia e della laguna ma, probabilmente per il fatto che non è collegata al centro storico, è riuscita a mantenere una sua identità.
È formata da 8 isolotti collegati tra di loro da diversi ponti e costituita da una fondamenta continua costeggiata dal canale della Giudecca.
La Giudecca è l’isola più estesa della Serenissima ed è da sempre un luogo tranquillo, una zona residenziale che conta circa 5000 abitanti e una presenza turistica non particolarmente grande.
Se soggiornate a Venezia, è sicuramente un luogo da visitare. Un piccolo scrigno che ospita al suo interno alcune tra le chiese e le architetture più belle di tutta la laguna.
Può essere un’ottima idea se volete fuggire per mezza giornata dall’intensa folla turisti che quotidianamente invadono la città.
1. La Giudecca. Un po’ di storia
Nel periodo medievale e rinascimentale, l’isola ospitava ben 7 monasteri. Oggi invece vi risiedono solo i frati cappuccini del Redentore e le suore canossiane.
Qui soggiornò durante l’esilio da Firenze anche Michelangelo, in cerca di solitudine.
La parte sud era inoltre il luogo preferito dai nobili veneziani per la costruzione delle loro ville estive.
Sull’isola erano presenti molti orti produttivi e giardini dai mille colori: nel XVIII secolo questi ultimi venivano affittati per gli appuntamenti d’amore, o come è riportato schiettamente da un documento, per “orge e baccanali”.
Di tanto splendore verdeggiante oggi rimangono solo poche tracce: un esempio è il lussuoso Hotel Cipriani, che presenta una bellissima oasi davanti alla laguna.
L’altra parte della Giudecca è stata a lungo abitata dalla classe operaia. Molte famiglie infatti lavoravano presso le numerose industrie che erano sorte dove una volta si trovavano i giardini lussureggianti e i monasteri che erano stati soppressi.
Tra il XIX e il XX secolo di queste fabbriche ce ne erano molte: alcuni esempi sono il Molino Stucky (era un mulino da grano, poi diventato pastificio ed oggi un lussuoso hotel), le fabbriche di orologi, di pianoforti, fuochi di artificio e birra.
Oggi, negli spazio ormai vuoti degli ex cantieri navali hanno trovato ubicazione, locali, ristoranti e loft che fungono da spazi abitativi e da lavoro. Sono molti gli artisti e gli artigiani che hanno il loro studio o la loro bottega qui.
2. Origine del nome
Sono diverse le teorie sull’origine del nome di questa isola della laguna:
- In tempi molto lontani veniva chiamata Spinalonga, prabilmente a causa della sua forma allungata a spina di pesce. Il suo ampio canale era chiamato Canale Vigano.
- Alcuni studiosi ritengono che il nome Giudecca derivi da giudei (zudei in veneziano e da qui Zuecca), cioè dagli ebrei che vivevano sull’isola. Ma questa è una tesi che è ormai stata messa da parte.
- Un’altra teoria è quella che vuole che il nome derivi dai giudicati, ovvero i nobili veneziani ribelli che vennero giudicati, appunto, e banditi qui nel IX secolo.
3. In giro per la Giudecca: l’itinerario
Potete raggiungere la vostra destinazione esclusivamente via mare con il vaporetto. Potete prendere la linea 2 o la linea 5.1. Se partite dalla stazione di Venezia Santa Lucia ci metterete più o meno mezz’ora. Se invece partite da vicino Piazza San Marco il tempo di percorrenza è di circa 5 minuti.
1. Partite dall’isola di Sacca Fisola, che si trova nella parte più occidentale dell’isola, da cui è separata dal Canale dei Lavraneri. Ci arrivate con le linee del trasporto pubblico Actv 2, 4.1, 4.2 e N.
Questa zona è un’area residenziale edificata di recente.
Molino Stucky
2. Attraversate il ponte dei Lavraneri in legno e raggiungete alla vostra sinistra il Molino Stucky. lo potete riconoscere da lontano grazie alle imponenti e particolari dimensioni e ai suoi mattoni. Si tratta di un antico mulino e deve il nome al suo costruttore, l’imprenditore Giovanni Stucky, che lo fece costruire a fine Ottocento.
Qui, grazie alla corrente del canale della Giudecca arrivava tutto il grano che veniva poi trasformato in farina. gli operai che lavoravano in questo posto erano circa 5.000. Rimase in funzione fino al 1955.
Oggi è un simbolo eloquente di archeologia industriale ed è adibito ad hotel di lusso.
Chiesa di Sant’Eufemia
3. Proseguite fino a Fondamenta delle Convertite. Girate poi a sinistra e raggiungerete il primo pezzo di fondamenta lungo il canale della Giudecca. All’angolo, si trova la Chiesa di Sant’Eufemia.
Edificata in stile veneto-bizantino (XI secolo), venne fondata ne IX secolo. Si tratta di una delle chiese più antiche dell’isola.
Le forme originarie sono presenti nell’interno a tre navate, che custodisce ancora alcune colonne e capitelli originari dell’XI sec.
Molti dipinti e le decorazioni in stucco invece risalgono al XVIII secolo.
La facciata della chiesa guarda su un canale interno, mentre una fiancata, abbellita da un portico con colonne doriche, inserito tra ‘700 e ‘800 di si affaccia sul mare.
Le colonne del portico, risalenti al XVI secolo, appartenevano alla Chiesa dei SS. Biagio e Cataldo, demolita per fare spazio alla costruzione del Molino Stucky.
Chiesa del Redentore
4. Continuate la vostra passeggiata lungo le fondamenta per raggiungere la Chiesa del Redentore.
Tra i capolavori del Palladio è ancora oggi simbolo della vita religiosa e rituale di Venezia.
Prima dei due grandi templi votivi (l’altro è Santa Maria della Salute), fu fatto edificare dal Senato della Repubblica per debellare la peste del 1575-77, che fece 50.000 vittime, quasi un terzo della popolazione.
La peste venne sconfitta pochi mesi dopo l’inizio della costruzione. Per festeggiare l’evento venne gettato un ponte di barche che partendo da Venezia arrivava fino alla Giudecca e su cui passò una lunga processione.
Da allora si celebra la ricorrenza ogni terzo sabato di luglio con la Festa del Redentore.
La chiesa, progettata dal Palladio (che sia avvalse della collaborazione di Antonio da Ponte, lo stesso che realizzerà il Ponte di Rialto) fu completata nel 1592.
L’edificio rappresenta la piena espressione dello stile palladiano: l’aspetto slanciato, l’imponente scalinata d’ingresso, le proporzioni eleganti ma sobrie.
All’interno si vede l’influsso dell’esperienza romana del Palladio (ad esempio le finestre della volta, simili a quelle delle terme di Roma.
L’uso della pietra bianca d’Istria e dello stucco bianco sono dovute all’intento del costruttore di “tener buoni” i frati francescani. Questo perchè reputavano il progetto troppo grandioso e contro il loro voto di povertà.
Le statue ai lati dell’altare maggiore rappresentano San Marco e San Francesco.
Chiesa delle zitelle
5. Andando ancora avanti per qualche minuto incontrerete il complesso si Santa Maria della Presentazione, conosciuto anche con il nome “chiesa delle zitelle”. In questo convento infatti venivano accolte e aiutate le ragazze povere, che spesso, essendo senza dote, finivano col prostituirsi. Qui veniva loro insegnata l’arte del merletto e del cucito,
La chiesa venne progettata dal Palladio, ma realizzata da Jacopo Bozzetto che la terminò tra il 1582 e il 1586. Sia affaccia direttamente sul canale ed è caratterizzata da un’enorme cupola visibile solo andando dall’altra sponda del canale oppure dai vaporetti.
Casa dei tre oci
6. Poco prima di arrivare alla Chiesa delle Zitelle sorge la Casa dei tre oci, chiamata così per via delle tre grandi finestre che si aprono al primo piano dell’elegante facciata. Progettata da Mario De Maria nel 1913 per commemorare la sua figlioletta Silvia, morta qualche anno prima, divenne la dimora veneziana della famiglia.
I tre finestroni rappresentano l’artista stesso, la moglie e il figlio, mentre la bifora, incorniciate da decorazioni neogotiche che si trova al secondo piano, simboleggia la figlia defunta.
La casa è un esempio di architettura neogotica del primo Novecento.
Nel 2012 viene aperta la Fondazione di Venezia e la casa si impone come luogo d’eccellenza per la fotografia contemporanea, ospitando mostre di Berggruen, che ne ha fatto il distaccamento europeo della sua fondazione.
Il nostro itinerario per visitare la Giudecca termina qui.
Se volete, potete ancora proseguire per l’isola di San Giorgio Maggiore che potete raggiungere prendendo la linea 2 del vaporetto dall’imbarcadero delle Zitelle in direzione San Marco-San Zaccaria e scendendo alla fermata San Giorgio che si trova proprio di fronte alla chiesa.
Leggi anche
Visitare Venezia in 3 giorni
Weekend a Venezia
Visitare Venezia con bambini
Come arrivare a Venezia
Notizie sull'autore
Silvia è content creator dal 2010 ed esperta d'informazione turistica per città d'arte italiane. Laureata in Lettere Classiche, è appassionata della storia, della cultura e delle curiosità delle città del Bel Paese, nonché conoscitrice di tutti i trucchi per una perfetta vacanza in Italia.