Le Zattere di Venezia: itinerario

Le zattere di Venezia rappresentano la passeggiata più piacevole della Serenissima, soprattutto d’estate, al tramonto, quando tutti escono a fare due passi nella brezza serale.
Ma già in primavera, quando il sole comincia ad essere tiepido, è bellissimo starsene seduti a godersi il tepore e il panorama meraviglioso.
Ci sono infatti molte panchine posizionate lungo la riva, che diventano spesso il punto di ritrovo per gli studenti universitari che studiano nelle le biblioteche dell’Università di Ca’ Foscari.
Le Fondamenta delle Zattere di Venezia trovano nel sestriere di Dorsoduro. Partono da San Basilio e arrivano fino a Punta della Dogana, costeggiando per circa un chilometro e mezzo il Canale della Giudecca. L’isola infatti si trova proprio di fronte.

Come indica la parola zattere, qui approdavano enormi tronchi d’albero che arrivavano dalle foreste alpine o dalle rive della Dalmazia. Questi venivano poi usati per costruire imbarcazioni (tra cui le zattere che li trasportavano appunto), edifici e mobili.
Le Zattere erano il luogo dove si trovavano non solo magazzini, fornaci, squeri ma anche monasteri, ospedali e ospizi. 
Vennero costruite in base al decreto dell’8 febbraio 1519 che stabiliva di lastricare in pietra le fondamenta che da Santa Marta arrivava a Punta della Dogana.
Si dividono in quattro zone: Zattere ai Saloni (partendo dalla Punta della Dogana), allo Spirito Santo, ai Gesuati, al Ponte Lungo.

Passeggiata per le Zattere di Venezia

1. Cominciate dalla punta ad ovest, da San Basilio, che deve il suo nome dal monastero oggi scomparso. Andando più avanti, al civico 1473 trovate un palazzo giallo chiaro. Come si capisce dalle due lapidi poste ai lati della statua di Sant’Antonio Abate, qui sorgeva la Scuola dei Luganegheri. Era la gilda (corporazione di artigiani e mercanti con fini di mutua assistenza) dei salumai. Questa era protetta dal santo legato all’agricoltura e, soprattutto, alla lavorazione del maiale.

A Venezia infatti un tempo c’erano molti artigiani che arrivavano dalle montagne e che producevano salami, prosciutti e altri insaccati. Oggi però tutte queste prelibatezze non vengono fatte più qui e il palazzo è sede del ristorante Riviera.
Tanti degli edifici della zona sono state sedi di uffici. Il quattrocentesco Palazzo Molin ad esempio era sede, come recita ancora l’iscrizione a lei dedicata, dell’Adriatica di Navigazione, la storica società che portava lo stemma della marina della serenissima.

2. Procedendo più avanti, nel cinquecentesco Palazzo Priuli Bon era invece ospitato il Consolato Francese. La porta di ingresso sulla destra ospita un batacchio in bronzo elaborato che raffigura Nettuno con due cavalli alati.
3. Andando ancora avanti, poco dopo Ponte Longo, trovate la Chiesa di Santa Maria della Visitazione.
Spogliata per ordine di Napoleone, conserva solo il prezioso soffitto a cassettoni con dipinti di 58 profeti e santi, opera di un artista umbro sconosciuto.

4. Sulla sinistra della chiesa c’è l’accesso ad un ex monastero, ora sede di una struttura di ospitalità religiosa e centro Congressi Don Orione Artigianelli.
Sempre sulla sinistra c’è un raro esemplare di testa di leone in pietra con le fauci spalancate, che serviva per raccogliere le denunce anonime. Troverete anche un’iscrizione che fa riferimento alle denunce sulla salute pubblica a Dorsoduro.

5. Nell’angolo si trova la chiesa dei Gesuati (Chiesa di Santa Maria del Rosario). L’edificio che vediamo ora venne edificato nel 1743 da Giorgio Massari e presenta decorazioni in stile barocco e rococò. Il soffitto invece è affrescato dal Tiepolo e rappresenta il ritorno dell’affresco a Venezia dopo due secoli di dipinti su tela.

6. Andando ancora avanti alla vostra sinistra si apre Campo Sant’Agnese, dove se volete vi potete fermare un po’. Si tratta di un luogo tranquillo e ombreggiato, con delle panchine.
Lungo le pareti della chiesa di Sant’Agnese e oltre, si trova una serie di grandi semiarchi che partono dal suolo. Stanno ad indicare che un tempo qui esistevano delle rimesse per le barche che risultarono inutili quando il rio su cui si affacciavano venne interrato.

In questo campo avvenne uno degli incidenti più particolari della storia di Venezia.

Nel 1866 alcuni uomini stavano scavando un nuovo pozzo nel giardino di una birreria, quando colpirono per sbaglio un pozzo artesiano. Una colonna d’acqua alta ben 36 metri si alzò in aria e coprì di fango e terra la chiesa e gli edifici intorno.
Inoltre ancor prima avvenne un altro fatto: sempre qui un carpentiere, tal Giovanni Maria Tirinello, fu la causa della peste del 1630 che portò  alla costruzione della chiesa di Santa Maria della Salute.

7. Continuando la vostra passeggiata lungo le Zattere di Venezia, attraversando i due ponti successivi. arrivate all’ex Ospedale degli incurabili, oggi sede dell’Accademia delle Belle Arti.
L’ospedale si chiamava così perchè qui venivano ricoverati i malati di sifilide e altre malattie incurabili.
L’ospedale venne fondato da due nobildonne e poi adibito ad edificio per l’infanzia abbandonata e per ragazze povere. Venne poi destinato a tribunale dei minori. prima di essere quello che è oggi ha subito un completo restauro.
8. Proseguite e arrivate fino alla chiesa di Santo Spirito. Fondata insieme al convento agostiniano nel 1483, oggi appartiene alla Parrocchia dei Gesuati.
Le monache del convento erano ancora più famose delle consorelle di Ognissanti per tenere un comportamento indecoroso.
Il santuario ha un atmosfera serena e solitaria. se alzate la testa al soffitto vedrete una decorazione a trompe l’oleil che vi farà vedere ornamenti tridimensionali di stucco invece che dipinti.

9. Attraversate ora il ponte successivo e trovate sulla sinistra gli antichi Magazzini del Sale, che costeggiano il rio della Fornace. Questa zona, nel XVI secolo ospitava diversi empori per il sale.
Uno dei magazzini, ristrutturato su progetto di Renzo Piano ospita la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, per valorizzare le opere di Emilio Vedova, tra i maggiori esponenti dell’Astrattismo informale.
Negli edifici che non vengono utilizzati come spazi espositivi, ha sede la Reale Società Canottieri del Bucintoro, il più importante circolo di canottaggio della città.

10. Andate ancora avanti per raggiungere la tappa finale della passeggiata: Punta della Dogana.
Si tratta dell’ex porto monumentale di Venezia. Dal 2009 i suoi edifici, ristrutturati dall’architetto Tadao Ando, ospitano opere della Collezione Fransçois Pinault.

Da Punta della Dogana si può ammirare l’intero bacino di San Marco fino a Piazza San Marco, l’isola di San Giorgio, la Giudecca con le sue chiese Palladiane e il Canal Grande.

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