ghetto ebraico

Il ghetto

Una delle tappe dell’itinerario per visitare Venezia in 3 giorni è il Ghetto Ebraico. Si trova nel sestiere Cannaregio a pochi minuti a piedi dalla stazione ferroviaria e da piazzale Roma. È una zona tranquilla e rilassata che non mancherà di affascinarvi .

COME RAGGIUNGERE IL GHETTO DI VENEZIA

1. A piedi
Da Piazzale Roma percorrete il Ponte della Costituzione che attraversa il Canal Grande. Passate il piazzale della stazione e proseguite per Lista di Spagna. Andate avanti per Campo San Geremia e attraversate il Ponte delle Guglie. Girate subito a sinistra ed entrate nel sottoportico che si trova di fronte all’imbarcadero (Guglie).
Se partite dal piazzale della stazione l’itinerario è lo stesso a partire da Lista di Spagna.
Se invece ci volete arrivare da Piazza San Marco percorrete la strada delle Mercerie. Dirigetevi poi verso la Strada Nuova. Una volta giunti in Rio Terà San Leonardo, girate a destra seguendo poi le indicazioni.

2. Col vaporetto
Da Piazzale Roma o dalla stazione prendete la linea 4.2 o 5.2 dei vaporetti Actv e scendete alla fermata Guglie.
Da piazza San Marco prendete la linea 1 e scendete alla fermata S. Marcuola. Andate poi verso Rio Terà San Leonardo e seguite le indicazioni.

Storia del Ghetto ebraico

Le più antiche testimonianze della presenza ebraica a Venezia risalgono al X secolo. Sarà solo però verso la fine del Trecento che che l’insediamento della comunità ebraica si rivela stabile e consistente.
A causa, tra le altre cose, dell’afflusso di esuli dalla penisola Iberica, con il passare del tempo gli ebrei diventarono sempre più numerosi. Questo nonostante i permessi e i divieti di abitare in città,
Proprio per questo il Maggior Consiglio della repubblica di Venezia, il 29 marzo 1516, ordinò per decreto che gli ebrei abitassero in un unico quartiere.

La scelta del luogo

Venne scelta l’area di Cannaregio corrispondente al Ghetto Nuovo. Era una zona ideale, perchè distante dai centri di potere e interamente circondata dall’acqua e perciò raggiungibile solo tramite ponti. Qui in origine c’erano delle fonderie. Probabilmente il termine ghetto deriva dal veneziano “géto”, che indicava la colata del metallo.

Durante il giorno potevano uscire e aggirarsi per la città attendendo alle loro occupazioni, ma dovevano usare un copricapo o un distintivo di colore giallo. I lavori potevano essere solo il commercio degli stracci, la medicina e il prestito di denaro.
All’interno del ghetto vennero istituiti tre Banchi di Pegno, il Rosso, il Verde e il Nero, si pensa per via del colore delle ricevute che venivano consegnate ai clienti.
L’antica insegna del Banco Rosso la potete vedere ancora oggi.
La tradizione vuole che le espressioni “essere in rosso” o “essere al verde”, col significato di non avere soldi sia nata proprio in questo contesto.
Dovevano tuttavia usare un copricapo o un distintivo di colore giallo.
Durante la notte invece non potevano uscire. A mezzanotte infatti i cancelli venivano chiusi fino all’alba.
Potevano professare la propria religione.

Abitanti e costruzioni

Nel Ghetto ebraico di Venezia arrivarono ad abitare circa 5.000 ebrei veneziani, perciò si rese necessario edificare le case in altezza. Sorsero così palazzi vicini e alti anche 7/8 piani. In cima a 3 di essi vennero costruite tre sinagoghe o scole: La Scola Grande Tedesca, la Scola Canton e la Scola Italiana.
Quando iniziarono ad arrivare gli ebrei levantini (che provenivano dalla Grecia) le autorità cittadine concessero alla comunità un’altra zona: il Ghetto Vecchio. Qui gli Ebrei portoghesi e spagnoli edificarono la Scola Levantina e la Scola Spagnola.
Un’ultima concessione territoriale fu una via ad est del Ghetto Nuovo, che prese il nome di Ghetto Nuovissimo.

Le restrizioni durarono fino al 1797, quando Napoleone le abolì. Più tardi, sotto l’impero austriaco sparirono anche buona parte dei pregiudizi sociali.
Con l’ascesa di Mussolini, con le leggi raziali iniziò un periodo terribile per la comunità ebraica. Nel 1943 gli ebrei vennero dichiarati nemici dello Stato.
Moltissimi di loro vennero rastrellati e portati ai campi di concentramento.

Le sinagoghe

Il ghetto ospita cinque sinagoghe che potrebbero sfuggire a chi non presta molta attenzione. Sono infatti costruite all’interno di palazzi preesistenti. Sono riconoscibili dalle scritte in ebraico sui muri e per la presenza di 5 grandi finestre. Cinque infatti sono i libri della Torah.
La sinagoga più antica è quella Tedesca. Si trova nello stesso palazzo del Museo Ebraico di Venezia, che illustra l’arte ebraica nel corso dei secoli XVII-XIX. All’angolo del campo del Ghetto nuovo si trova la sinagoga Canton ( in veneziano significa angolo). Vicino c’è la sinagoga Italiana.
Nel Ghetto Vecchio ci sono invece le due scole più recenti, quella Spagnola e quella Levantina.

Le sinagoghe a Venezia: La Scola Levantina
La Scola Levantina

La Cucina ebraica

Nonostante siano ormai pochissimi gli ebrei che vivono nel ghetto, le tradizioni della cultura ebraica rimangono vive.
Potrete conoscerle attraverso la cucina, comprando qualche dolce tipico, come le orecchie di aman. Sono biscotti ripieni di marmellata, mandorle, semi di papavero o cioccolata. Oppure attraverso gli impàde, biscotti lunghi a base di zucchero, uova e paste di mandorla.
Potete anche assaggiare la cucina kosher al Ristorante Gam Gam.

Curiosità

  • La Lingua Ladina
    Nel Ghetto, gli ebrei parlavano un dialetto chiamato “ladino veneziano”. Era un mix di ebraico, italiano, spagnolo e altre lingue. Questa lingua ha subito una lenta scomparsa nel corso dei secoli, ma ancora oggi si possono sentire alcune espressioni tra i residenti più anziani.
  • Le Storie di Salvataggio durante l’Olocausto
    Durante l’Olocausto, molte famiglie ebree vennero nascoste e protette da cittadini veneziani non ebrei. Tra questi, si distinse la figura di Giorgio Perlasca, un italiano che si pose come console spagnolo e salvò migliaia di ebrei dall’arresto.
  • Il Ponte delle Guglie
    Questo ponte che attraversa il Canale di Cannaregio vicino al Ghetto, era originariamente conosciuto come il Ponte dei Tedeschi, poiché collegava il Ghetto con l’area dove abitavano gli ebrei tedeschi.

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